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Fumo di tabacco |
Prevenzione primaria: ridurre l’incidenza
Fumo di tabacco
Il fumo di tabacco è il principale fattore di rischio oncogeno per l’uomo.
In Italia, la quota di tumori attribuibili al fumo è molto elevata, visti gli elevati rischi relativi e la diffusione dell’abitudine. Per l’anno 2000, i decessi per tumore attribuibili al fumo sono stati stimati in 34 mila fra gli uomini (il 39% dei decessi per tutti i tumori), ma con una tendenza alla riduzione, grazie al decremento osservato negli ultimi 40 anni nella quota di fumatori maschi (dal 65% nel 1957 al 31% nel 2003). Nelle donne, invece, i casi stimati sono stati 4.300 (il 7% di tutti i tumori), con una tendenza all’aumento, dato che è cresciuta sensibilmente la quota di fumatrici, come in altri Paesi sviluppati (dal 6,2% nel 1957 al 17,4% nel 2003). Più recentemente, è stata posta attenzione al rischio oncogeno da esposizione a fumo passivo, dato che circa il 25% degli italiani convive con fumatori ed è quindi potenzialmente esposto a fumo passivo in ambito domestico. Il rischio di tumore del polmone è del 20-30% più elevato in chi è esposto rispetto a chi non lo è, percentuale che sale al 50% per le persone età tra 0 e 14 anni. L’esposizione a fumo passivo comincia già in gravidanza e riguarda circa il 12% dei neonati. Numerose fumatrici si astengono dal fumare durante questo periodo della vita, ma spesso riprendono a fumare dopo il parto o l’allattamento. Obiettivi principali della strategia di riduzione della patologia tumorale fumo correlata sono: · prevenire l’instaurarsi dell’abitudine al fumo, specialmente tra i giovani · incentivare la cessazione dell’abitudine al fumo (al riguardo esistono linee guida nazionali diffuse dal ministero della Salute) · ridurre il fumo passivo fino a eliminarlo. La Legge 3 del 2003 per la tutela dei non fumatori dal fumo passivo negli ambienti pubblici e nei luoghi di lavoro ha consentito un grosso passo avanti della comunità nazionale in questa direzione. La Legge si è rivelata un importante strumento di tutela della salute pubblica e ha prodotto effetti positivi sia sui non fumatori che sui fumatori. Dopo un anno di applicazione, infatti, la prevalenza dei fumatori è passata dal 23,9% del 2003 (31% nei maschi e 17,4% nelle femmine) al 22% del 2005 (28,3% nei maschi e 16,2% nelle femmine). Dopo diversi anni si è verificata una diminuzione significativa della prevalenza di fumatrici, che negli ultimi dieci anni si era stabilizzata intorno al 17 %. La strategia di contrasto al fumo deve comprendere anche azioni non strettamente sanitarie da parte di enti e amministrazioni diverse: le politiche fiscali e dei prezzi, il controllo del contrabbando, la regolamentazione della pubblicità e della sponsorizzazione da parte dell’industria del tabacco, il controllo della composizione dei prodotti rappresentano strumenti di provata efficacia per favorire la riduzione della domanda e dell’offerta di prodotti del tabacco.
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